Il tragico accordo maggiore
Qualche settimana fa, discutevo con una mia allieva sull’utilizzo della tonalità maggiore o minore nei diversi contesti. Generalmente si incontra la classica associazione: tonalità maggiore=allegria, tonalità minore=tristezza. Ma è davvero così o le parti si possono anche invertire? Alla mia domanda: scriveresti una musica sulla morte (un Requiem, ad esempio) in tonalità maggiore? La risposta è stata quella più ovvia. Infatti, nella letteratura musicale, non mi risultano musiche di questo genere nel tono maggiore. Però, a volte, il tono maggiore può essere più tragico di quello minore e alcuni grandi maestri lo hanno dimostrato. Ecco uno di questo esempi: un tono maggiore quasi agghiacciante! Sono le ultime note della Madama Butterly di Puccini.
Puccini, alla fine della Butterly, utilizza il tono maggiore per amplificare la tragicità. Dopo una lunga melodia spiccatamente in tono minore, l’ascoltatore non si aspetta l’accordo maggiore (tanto meno in un contesto di morte). Puccini lo inserisce nel sesto grado del tono principale aggiungendo alla sorpresa dell’accordo inaspettato e “fuori luogo” un senso di tragica sospensione. E la lama che trafigge Butterly sembra trafiggere anche chi ascolta.
Il sistema tonale è certo, anche se Puccini si muove su scala”orientale” pentatonica; è sufficiente guardare la cadenza finale II – V – I per capire che siamo nella tonalità di si minore. L’accordo finale è semplicemente l’accordo del suo VI grado costruito sopra la tonica principale, e quindi in primo rivolto. L’armonia risultante è di modo maggiore. Probabilmente Puccini lo intende come una cadenza di inganno senza utilizzare l’accordo di dominante che la prepari. In questo senso crea stupore e sospensione. La terza maggiore dell’accordo va inoltre a stridere fortemente con l’impianto minore ripetuto quasi parossisticamente nella lunga melodia finale, aumentandone di conseguenza la tragicità.