Il fascino dei tempi dispari irregolari
Il nostro percepire la musica, il suo ritmo, l’armonia utilizzata e la forma melodica, sono condizionati in ogni momento dalla nostra cultura e dall’ambiente in cui viviamo.
Oggi voglio soffermarmi sull’aspetto ritmico. Se fossimo indigeni dell’Europa orientale, dell’Asia meridionale o di alcune zone dell’Africa, probabilmente questo discorso assumerebbe un significato diverso. L’argomento in questione riguarda i tempi dispari irregolari, tralasciando pertanto i ritmi con numeratore 3 e suoi multipli dispari, perché effettivamente ritmi ternari regolari. In alcune culture popolari questi ritmi sono presenti in diverse strutture già da diversi secoli. Ma la loro emancipazione, nella nostra cultura occidentale, è dovuta soprattutto all’esperienza di alcuni compositori del ventesimo secolo che, partendo appunto dalle espressioni popolari, li hanno inseriti nella musica colta anche se il loro utilizzo è rimasto comunque ancora molto marginale.
Questo dipende dal fatto che il tempo dispari irregolare non fa parte della nostra ” memoria” musicale basata appunto su sequenze binarie o ternarie, considerate quasi nella totalità in modo esclusivo. I tempi dispari non regolari, al contrario, sono un fusione tra binario e ternario, in modo sequenziale (o anche misto), ad esempio 5/4 come 3/4 + 2/4 o 7/4 come 4/4 +3/4 ecc. La presenza di tali ritmi anomali dipende però quasi sempre più da una ricerca di arricchimento del materiale sonoro che da una reale necessità emozionale. È per questo motivo che, laddove ci sia un tempo di questo tipo, spesso le nostre sensazioni viaggiano in bilico tra lo stupore della novità e un leggero disagio emotivo dovuto appunto al fatto che il nostro cervello non è abituato a percepire sequenze ritmiche dispari e irregolari. Ed è proprio questa anomalia che spesso ne aumenta il fascino.
Tralasciando i numerosi esempi presenti nella letteratura della musica “colta”, vorrei soffermarmi in alcuni esempi nei quali i tempi dispari irregolari si sono inseriti in generi musicali più commerciali e più vicini all’ascoltatore medio, sottolineando che si tratta di procedimenti musicali insoliti e rari in musiche di questo genere.
In primis, è assolutamente necessario citare il brano “Take five” di Paul Desmond, che ebbe un successo strepitoso, pur appartenendo all’elite della musica jazz. Probabilmente la novità di quel ritmo apparentemente “zoppo” (cinque quarti) fu proprio l’origine del suo successo, oltre ad un accattivante impianto melodico.
Altro brano che vorrei citare, sempre in 5/4, è tratto dal musical “Jesus Christ Superstar” di Andrew Lloyd Webber. Il tempo dispari, in questo caso è abbinato ad una canzone e quindi anche ad un testo cantato, cosa abbastanza insolita fino a quel momento, nell’ambiente della musica pop/rock.
Rimanendo nell’ambito del Rock and Roll, da citare anche la famosissima canzone “Money”, dal pluri premiato album “The dark side of the moon” dei Pink Floyd, uscito nello stesso anno (1973) del musical di Webber sopra citato. In questo caso il ritmo è in 7/4.
Altra canzone molto bella che utilizza un tempo dispari (sempre 7/4) è “Solsbury hill” di Peter Gabriel. In tutti questi esempi l’ascolto è particolarmente ricco di fascino: la novità del ritmo a scansione dispari apre al nostro cervello un’ ambientazione sonora insolita e particolarmente attraente.