Guardare la musica.
Il giudizio personale e le preferenze in ambito musicale si manifestano in modo diverso rispetto l’approccio alle altre forme d’arte. Chi giudica o preferisce un determinato genere di musica, musicista, singola canzone o qualsiasi altra forma di espressione musicale, è sempre molto sicuro della sua scelta; risulta intransigente rispetto a ciò che rifiuta e rispetto al suo concetto di “bello” in musica.
I generi musicali sono quasi sempre blindati da chi li sceglie mentre quelli rifiutati risultano lontani, non avvicinabili, esclusi dalla convinzione soggettiva di arte o estetica musicale.
Per questo motivo, in ambito musicale persiste un evidente “snobbismo” o indifferenza verso ciò che non appare significativo a livello espressivo e artistico e spesso le forme più elevate di espressione musicale si impongono come predominanti e svuotano il significato di tutto ciò che sta ad un livello inferiore. Si incontrano, per questi motivi, molti cosiddetti “appassionati” che, in realtà, non dimostrano una sincera passione ma una evidente chiusura del pensiero e una visione limitata dell’esperienza emozionale che risulta spesso pregiudiziale.
In ambito musicale, si incontrano diverse tipologie di questo pensiero blindato. Tra le più diffuse c’è quella dei melomani, degli appassionati d’Opera oppure quella della santificazione della musica antica o quella che comprende un solo compositore/musicista (durante il periodo del Conservatorio ho incontrato un docente che diceva: “la musica bella l’ha scritta solo Bach!”), o quella dei feticisti dei grandi gruppi rock e simili (Beatles, Rolling Stones, ecc.). O vogliamo parlare di chi ascolta e celebra solo la musica Jazz? Solamente per citarne alcune; gli esempi sarebbero anche molti altri. C’è un errore di fondo in questa relazione con l’esperienza musicale o con qualsiasi altra forma d’arte. Una sorta di egocentrismo estetico che spesso caratterizza chi chiude la mente all’alternativa o alla diversità, viste come attentatrici alla certezza della propria convinzione. A scuola, quando qualche ragazzo mi risponde: “che brutta questa musica!” oppure: “ io non ascolto questo genere di musica!” o altre espressioni simili, espongo alla classe questa mia similitudine. Devi pensare di “guardare” la musica, come fosse un dipinto, un disegno o un lavoro di espressione grafica, ovviamente con la dovuta attenzione. Se guardi, ad esempio, un dipinto del Tintoretto sicuramente sarai pervaso dallo stupore della tecnica pittorica utilizzata che dalla potenza espressiva del dipinto. E riceverai delle determinate emozioni. Lo stesso discorso vale se guarderai un altro dipinto, magari di una scuola minore. Ci sarà una tecnica diversa e una diversa intensità espressiva. Ma comunque riceverai una risposta emozionale. Il discorso vale anche per dipinti o disegni che non ambiscono ad essere forme d’arte ma allo stesso tempo posso veicolare emozioni in chi li osserva. Ci sono dipinti venduti per strada nei quali percepisci una notevole carica espressiva ed emozionale nonostante , magari, con l’applicazione di una tecnica pittorica elementare. Anche un disegno di un bimbo può provocare emozione o rilevare un certo talento e potenzialità espressiva.
Ovviamente nessuno paragonerà il Tintoretto al disegno del bimbo o a quello dell’ambulante.
Non si possono paragonare le tecniche pittoriche e le diverse forze espressive. Ciò nonostante non si può nemmeno rifiutare di ammirare e di rimanere emotivamente colpiti da un dipinto meno rilevante dal punto di vista prettamente artistico. Ecco, così come per la pittura, non escludete a priori l’ascolto di un determinato genere o artista. Ovviamente con le dovute differenza a livello di profondità artistica, ogni musica può provocare quell’esperienza emozionale che si ricerca in tutte le forme di espressione umana. Louis Armstrong disse una volta: “non esiste musica bella o brutta”. L’intelligenza e l’espressività musicale si possono ritrovare in tutte le musiche, dalle più elementari alla più complesse, senza distinzione di generi.