Il privilegio della ferramenta
Di solito, una grande porta di vetro e grandi maniglie metalliche ne delimitano l’entrata. È un ingresso imponente ed è necessaria una certa forza per spostare di lato la grande porta e farsi strada verso l’interno. Questa necessaria richiesta sembra quasi indicare che quello è un posto per persone forti, un luogo spiccatamente elitario che non lascia posto all’ incertezza e all’approssimazione. Assolutamente necessario è avere un’idea chiara di quello che si cerca altrimenti perdersi in questa abbondanza di materiali e utensili oscuri sarà inesorabile.
Appena si compie l’impresa di spostare la grande anta vetrata, si avverte un brulicare di suoni e campanellini tintinnanti ad indicare la nostra ingombrante presenza. Superato l’ingresso, immediatamente si è investiti da una doccia orizzontale di stimoli visivi e uno strano miscuglio di odori ci invade le narici. È indefinibile questa sfumatura olfattiva. Non si capisce quale sia l’aroma predominante : l’odore della gomma, del metallo levigato o cromato oppure l’acre dolcezza delle vernici con l’inebriante fragranza delle colle. Adesso navighiamo in un nuovo mondo. È un universo pseudo-quantistico di moltitudini di piccolezze e numerazioni esagerate. Anche la serenità dell’inventario diviene utopisticamente realizzabile e l’imprecisione del calcolo esatto è la nuova legge dominante. Eppure, in questo infinito presente, la sensazione che ci pervade, osservando ogni singola entità, bullone, vite, nastro isolante, chiodo o quant’altro ci domini attorno, è lo stupore della necessità. Proprio così, in questa matrice alternativa, ogni singola unità si rivela nella sua funzione specifica e necessariamente utile per uno scopo definito e inattaccabile. Una moltitudine di oggetti che hanno uno scopo, una funzione e appunto, una necessità. Una Ferramenta è un concentrato immenso di significato. E camminando lentamente tra le corsie, ripenso: “Magari fosse concesso anche a noi questo privilegio!”.
Mauro Giavarina, maggio 2015