Due rivelazioni per l’Otello
Giuseppe Verdi? Al tempo del “mio” Conservatorio spesso veniva denigrato da qualche insegnante, perso nell’ipotetica superiorità della musica antica e inconsapevole della sua stessa cecità intellettuale e musicale. Qualche anno dopo, ricordo con particolare soddisfazione quando esposi un mio lavoro nei laboratori di musica della SSIS all’Università Cà Foscari di Venezia. Iniziai la mia esposizione (rivolta tra l’altro a soli musicisti in cerca dell’abilitazione all’insegnamento della Musica nelle scuole secondarie) con una domanda molto semplice. Se dico Giuseppe Verdi cosa vi viene in mente? Tra le svariate risposte dall’ovvietà desolante (Và pensiero, la donna è mobile, W Verdi, La traviata ..ecc) ne ricordo una particolarissima. Verdi? … Un pa paa, un pa paa! Devo ammettere che in quel momento provai un certo malessere fisico oltre ad una sensazione di compassione per la …mancanza. Di certo si trattava dell’ ignoranza di chi aveva ascoltato e analizzato ben poco della musica del cigno di Busseto, magari perso in luoghi comuni, musiche da pubblicità e “quintali“ di fughe bachiane, senza nulla togliere a quest’ultime, ovviamente.
Per me, fu invece proprio la cecità di quei “maestri” di conservatorio che mi fece avvicinare a quella musica perché ho sempre avuto attrazione per la musica “evitata”, sapendo che laddove c’è una critica insistente spesso si cela una qualità più profonda perché meno evidente, o perlomeno una alternativa interessante. Da allora, mentre studiavo i grandi maestri organisti, ascoltavo e analizzavo anche la musica operistica italiana, Verdi e Puccini in primis. Ovviamente ad insaputa degli insegnanti di cui sopra.
Adesso dopo svariati anni e infiniti ascolti, credo che bastino poche cose per apprezzare la musica di Verdi, così come quella di Puccini. Pochi ascolti, scelti con cura, posso essere veramente una epifania.
In questo breve articolo, vorrei “rivelare” l’ Otello. A me sono bastati solo due ascolti per capire e innamorarmi di questa musica.
Partiamo con il primo dei due ascolti rivelatori. È la scena del brindisi.
In antitesi con il celebre “popolare” brindisi della Traviata, del Verdi non ancora quarantenne, questo è stato scritto dal compositore già settantenne, nel pieno della sua maturità artistica e compositiva. Dopo una quindicina di minuti dall’inizio dell’opera inizia questa scena nella quale Jago organizza un brindisi per far ubriacare Cassio e tessere la sua trama contro Otello. Verdi tiene l’ambiente teatrale in modo perfetto costruendo una linea melodica che imita quasi un canto popolare ma che, proseguendo nella scena, si trasforma in rissa, con l’ubriacatura di Cassio. Il canto di festa che invita tutti a bere, “Chi all’esca ha morso del ditirambo..” , si deforma sulle parole stentate di Cassio che, a poco a poco, si ubriaca, per arrivare allo scoppio di un vero tumulto tra i personaggi con la folla che assiste impaurita alla degenerazione della festa. L’ascoltatore non si accorge di tutti questi passaggi. L’uso dell’orchestra e la trasformazione delle melodie sono magistralmente costruiti in modo da tenere completamente coesa la scena. E la qualità della musica è magicamente evidente.
Per seguire questa scena consiglio l’ascolto dal minuto 15’05 “innaffia l’ugola, trinca, tracanna”, fino al min. 20’00 con l’entrata di Otello che interrompe la rissa.
Riguardo il secondo ascolto rivelatore c’è ben poco da dire. Indossate le cuffie e ascoltate il duetto d’amore di Otello e Desdemona (finale del primo atto). A mio avviso uno dei più bei duetti d’amore nella storia della Musica. Una musica talmente raffinata che, alla fine, si dissolve in se stessa lasciando l’ascoltatore quasi stordito dal sipario che si chiude. (ascolto da 23’00’’ a 32’ 50’’)
ps: non sono un fan delle direzioni di Muti, ma questo video ha una qualità audio accettabile ed ha i sottotitoli (anche se con molti errori di trascrizione) che sono sempre utili per chi non conosce l’opera.